A settembre, al Castello di Pavia, arriva la mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia”.
Una mostra sui barbari, esatto.
Nell’immaginario collettivo il popolo longobardo non è certo oggetto di grande stima. Appartiene alla schiera di quegli incivili barbuti che hanno causato la fine dell’impero romano.
Il loro arrivo, agli occhi di noi che la storia l’abbiamo studiata giusto a scuola e spesso controvoglia, corrisponde alla fine della gloria latina.
Longobardi = decadenza.
Questo l’assioma che ci hanno sempre insegnato a ritenere esatto.
Per fortuna, però, ci sono numerosi e volenterosi studiosi – più di 50 per essere esatti – a cui le semplificazioni non vanno giù.
Ricercatori che, per ben 15 anni, hanno svolto indagini e accurate ricerche archeologiche e storico-politiche col fine di ricostruire in modo esaustivo e veritiero la storia dei Longobardi in Italia.
Il risultato è una mostra in grado di offrire una visione complessiva e di ampio respiro sul ruolo, l’identità, le strategie, la cultura e l’eredità di questo bistrattato popolo che dominò il Bel Paese per quasi mezzo millennio.
Un grande evento dai grandi numeri: oltre 300 le opere esposte, 80 i musei prestatori, 32 i centri longobardi rappresentati, 58 i corredi funerari, 17 le installazioni multimediali, 3 le cripte aperte per la prima volta al pubblico e centinaia i materiali provenienti dai depositi.
Molti dei manufatti e dei reperti esposti sono inediti.
E molte sono le novità che i visitatori avranno l’occasioni di imparare sul quel periodo storico ancora poco noto.
Ad esempio, scommetto che non molti sanno che nella conquista di Pavia da parte del re Alboino c’entri una colomba pasquale.
Correva l’anno 572 e lo spietato re longobardo si avviava a cavallo verso la città pavese. La sua intenzione era quella di radere al suolo l’intero centro, abitanti compresi. Di fronte alla porte, però, il cavallo improvvisamente si fermò. Fu soltanto quando un fornaio del luogo, offrendogli in cambio un manicaretto a forma di colomba, convinse il re a venir meno al suo spietato giuramento che la bestia si rimise in piedi, permettendo così al suo re di divenire il re dell’intera Longobardia.
Al momento mi fermo qui, non so dirvi altro.
Confesso a malincuore la mia ignoranza, con la promessa di estinguerla con una paziente e attenta visita alla mostra. Se anche voi avrete voglia di far lo stesso, le occasioni saranno ben tre.
Dal 1 settembre, infatti, la ostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” si troverà al Castello di Pavia, per poi spostarsi, dal 15 dicembre, al MANN di Napoli e approdare infine, ad aprile 2018 al Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo.
A riprova che i Longobardi lasciarono una traccia indelebile non solo qui in Lombardia ma in tutta Italia e nell’Europa intera.
Info e prenotazioni:
Castello Visconteo – Musei Civici, Viale XI Febbraio, 35, 27100 Pavia www.mostralongobardi.it T +39 0382 399770 mostralongobardi@comune.pv.it
Orari: da martedì a domenica: dalle 10 alle 18 lunedì dalle 10 alle 13 (solo su prenotazioni per gruppi e scolaresche – minimo 25 persone – con visita guidata organizzata dai Musei). La biglietteria cessa
45 minuti prima dell’orario di chiusura della mostra.
Biglietti: — intero: 12 euro — ridotto: 8 euro (gruppi tra 20 e 25 persone; convenzionati) — ridotto scuole e giovani: 4 euro (scolaresche, under 26, portatori di handicap con 1 accompagnatore, personale Mibact, possessori My Museum card dei Musei civici di Pavia) — gratuito: 0 euro (guide turistiche e giornalisti dotati di tesserino professionale; soci ICOM, possessori Abbonamento Musei Lombardia Milano). Il biglietto d ’ingresso alla mostra consente l’accesso
gratuito alla sezione longobarda dei Musei civici (sala VI) e alla cripta di Sant’Eusebio (limitatamente agli orari di apertura stabiliti).
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