Il Cinico Gatto di Daniele Palmieri si racconta
“Stupidi Umani. No, non c’è un motivo preciso per cui l’abbia scritto. Almeno, oggi non mi hanno fatto nulla di particolarmente irritante. Sottolineo il particolarmente poiché la loro presenza è sufficiente di per se stessa a irritarmi. Mi sembrava soltanto un ottimo incipit con cui iniziare”.
In effetti l’incipit è ottimo e rende l’idea di quello che il Cinico Gatto di Daniele Palmieri in effetti pensa di noi poveri umani dotati di pollici opponibili, cosa che rappresenta l’unico difetto che impedisce ai gatti (neri ndr) di conquistare la Terra.
Diciamolo però, siamo onesti; i gatti, la Terra, l’hanno già conquistata. Quei musetti carini e baffuti cui basta fare mezzo nanosecondo di fusa per sciogliere il cuore dello Scrooge più accanito e raccogliere più like di Belèn in costume su Instagram.
Daniele Palmieri nel suo “Diario di un cinico gatto” ci ha preso e non ha potuto far altro che prestare la sua penna a sua maestà il Gatto. Nero, per la precisione, che con la sua sagacia graffiante tra una scorribanda e l’altra e il racconto di un passato travagliato, si palesa al lettore in una epifania cinica, per l’appunto.
Un romanzo ironico che vede e descrive il mondo con gli occhi di un gatto, scorrevole e ben scritto capace di disegnare efficacemente luoghi, sensazioni e personaggi.
Un diario suddiviso in veloci capitoli senza un titolo vero e proprio che si susseguono senza un ordine specifico ma che riescono a rendere l’idea di una scrittura “d’impulso” in cui il cinismo del “miagolio” narrante non viene mai meno pur sfiorando tratti di liricità quasi commoventi (ma questo, il cinico gatto non lo ammetterà mai).
Una lettura tanto veloce quanto sorprendente, consigliata sì a chi ama i gatti, ma soprattuto a chi invece non è ancora diventato un loro adepto.