Ma non è sempre stato così, anzi nell’antichità usare i colori non era affatto semplice, a volte diventava quasi un’impresa. Nel 1800 artisti, pittori e mercanti si lanciavano in vere e proprie imprese per ottenere il pigmento ideale per le opere arrivando addirittura alle piramidi egiziane dove i pigmenti di colore venivano estratti dai bendaggi delle mummie.
Sebbene la storia dei pigmenti risalga alla preistoria, la maggior parte di quanto conosciamo ora del loro uso in campo artistico è dovuto al lavoro di Edward Forbes, storico e direttore del Fogg Art Museum all’Università di Harvard dal 1909 al 1944.
Grazie ai suoi innumerevoli viaggi per tutto il mondo ha catalogato e recuperato pigmenti di colore originale per autenticare antichi dipinti.
Nel corso degli anni la raccolta ha continuato a crescere e oggi, allo “Straus Center for Consevation and Technical Studies” del Museo d’arte di Harvard sono conservati ben 2500 pigmenti, moltissimi tra questi sono davvero rari, alcuni preziosi e altri decisamente pericolosi.
Tra i colori più rari e preziosi della Collezione si può trovare l’ “Ultramarine”: fatto con lapislazuli importati dall’Afganistan, si usava soprattutto nel medioevo per dipingere il manto della Vergine, questo colore costava più dell’oro.
Un altro davvero unico è il “Giallo Indiano” che si otteneva dall’urina di mucche alimentate solo con foglie di mango. Una dieta che aveva conseguenze pessime sulla salute delle mucche, così fu interrotta la produzione.
Un altro molto raro è il “Legno Brasiliano“, ottenuto dal colorante Brasilin presente nei tronchi, che dà quella particolare tonalità di marrone tendente al rosso. È il colorante Brasilin che dà quel colore unico ai violini, archi e mobili di altissima qualità.
Un pigmento molto particolare e particolarmente apprezzato tra il ‘700 e l’800 è il “Marrone Mummia” (Mummy Brown), di cui parlavo prima, si otteneva dagli estratti resinosi accumulati nelle bende delle mummie egizie.
Tra i pigmenti più pericolosi, (consigliati guanti e mascherina per maneggiarli), si possono trovare due colori abbastanza recenti: il “Cadminium” che, come dice il nome, si ottiene dal cadmio: “Il giallo cadmium è stato introdotto a metà del XIX secolo – dice Narayan Khandeka, direttore dello Straus Center- È un giallo brillante usato da molti impressionisti. Il cadmio è un metallo pesante, molto tossico. All’inizio del XX secolo è stato introdotto il rosso cadmio. Questi pigmenti sono stati usati nei processi industriali. Fino al 1970 i mattoncini Lego contenevano colori al cadmio”.
L’altro colore sa tenere sotto chiave è il verde smeraldo a base di acetoarsenite: una polvere cristallina simile all’arsenico in seguito impiegata come insetticida.
Oggi questa inestimabile collezione è principalmente utilizzata per analisi scientifiche, fornendo pigmenti “standardizzati” per analizzarne e confrontarne di nuovi. L’erede di Edwadr Forbes, Narayan Khandekar seguendo l’esempio di Forbes ha ampliato la collezione inserendovi pigmenti più moderni per analizzare e autenticare opere d’arte del ventesimo secolo.
Per saperne di più andare sul sito www.harvardartmuseums.org
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