Sembra uno scherzo o comunque un’esagerazione e invece pare che funzioni davvero, non si tratta di magia, cari i miei babbani, ma di scienza.
L’autore, Carl-Johan Forssen Ehrlin, psicologo svedese dell’Università Jonkoping, racconta di aver avuto l’illuminazione durante un viaggio in auto con sua madre che, sentendolo parlare si è addormentata come un sasso. Probabilmente una persona con meno autostima avrebbe semplicemente pensato di essere un tantinello noioso, invece Ehrlin, che evidentemente sa di essere brillante e spigliato, non ha trovato la cosa normale e ha riflettuto su come mai la madre si fosse addormentata.
Così, sulla falsa riga di ciò che era successo in auto ha deciso di buttar giù le fila di una storia che avesse la chiave del far addormentare per davvero!
Pienamente convinto della reale funzionalità del libro, Ehrlin lo ha pubblicato sue spese; non ha sbagliato un colpo effettivamente, perché nelle prime settimane di pubblicazione è andato letteralmente a ruba finendo nei primi posti della classifica dei bestseller di Amazon nel Regno Unito.
Perché no, infondo è un metodo scientifico, pieno di suggestioni post-ipnotiche: si serve di un linguaggio pensato per indurre una sensazione o una reazione fisica con ordini camuffati per incoraggiare e invogliare l’ascoltatore a dormire, l’importante, dice Ehrlin, tra le varie regole per il giusto utilizzo del libro, è non leggerselo da soli, ma ascoltare.
Il mio suggerimento quindi, è di registrarsi una volta mentre lo si legge così da averlo pronto prima di andare a dormire, dopodiché, cuffiette alle orecchie e play.
La curiosità di cosa ci sia tra le pagine di questo libro vi attanaglia immagino, beh vi spiego in breve di che si tratta: tutto inizia con le istruzioni su come e quando leggerlo, per prima cosa il bambino, o adulto, dovrebbe far sfogare l’energia in eccesso prima di ascoltare la storia, per gli adulti basta la semplice giornata lavorativa per essere abbastanza “sfogati”.
Chi lo legge invece deve essere preparato a entrare in scena, interpretando alla lettera ogni passaggio che viene richiesto. I consigli suggeriscono una recitazione melodica: le parole in grassetto devono essere pronunciate con vigore; quelle in corsivo devono essere sussurrate. Ci sono punti specifici in cui chi legge deve inserire il nome del bambino o sbadigliare e servirsi della sua migliore “voce da fiaba”: in questo modo i bambini sono scoraggiati dal guardare le immagini, cosa che secondo Ehrlin non li farebbe rimanere distesi.
La trama in sé è molto semplice, racconta di Camillo il baby coniglio protagonista, che, a dispetto dei suoi fratelli non riesce proprio ad addormentarsi, così inizia un viaggio dove incontra personaggi come Zio Sbadiglio e il Gufo-occhi-pesanti, insomma la combriccola del sonno che tra uno sbadiglio e l’altro ti accompagna tra le braccia di Morfeo.
Ieri è uscita la versione italiana, leggermente aggiornata, con un design rinnovato in copertina e qualche ritocco all’interno, mentre la casa editrice statunitense Random House ha addirittura fatto uscire l’audiolibro, a mio avviso colpo di genio, non ho ancora provato se davvero funzioni o è solo un altro caso editoriale ben elaborato, va da se che un tentativo non costa niente, o meglio su Amazon “Il coniglio che voleva addormentarsi” 12,67 euro.
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