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Poche parole per raccontarvi e mostrarvi i lavori che catturano l’anima di Patty Maher, fotografa autodidatta da circa tre anni, trae la sua ispirazione del luogo in cui vive, il Canada.
Patty ha deciso di spostarsi in campagna dove ha trovato la sua massima ispirazione, inizialmente dai paesaggi, splendide distese dai colori suggestivi, fino a che non ha deciso che mancava una presenza umana a rendere tutto più vissuto, a raccontare una storia ancora non scritta.

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La linea di confine da reale è surreale è talmente sottile che invita lo spettatore a perdersi nell’immagine, permettendo a ognuno di potersi identificare con la figura ritratta, per questo, caratteristica fondamentale, i volti sono sempre coperti spesso da lunghi capelli rossi. Secondo Patty, mostrare il volto rende la storia più universale, più “esplicita”, lasciarla nell’ignoto permette a chiunque di farla sua.

La fotografa canadese si ispira ai posti e e luoghi comuni, ama l’arte, la musica, la natura e la poesia, ma riesce a trovare la magia anche in un semplice negozio di alimentari o da una brutta giornata. Lei stessa dice: “Per me non c’è niente di meglio che trovare qualcosa di positivo e tirarlo fuori della negatività che c’è nella vita, e la fotografia è un ottimo modo di utilizzare questo tipo di energia.”
Le immagini hanno un retrogusto spettrale, ma nonostante questo non sono inquetanti, più che altro sono ammaliatrici, una differenza che rende il tutto incantato.

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Grazie a un finissimo lavoro di post-produzione, che Patty ammette di aver anch’esso imparato da auto didatta grazie anche a dei tutorial che le hanno richiesto molto lavoro e dedizione, il risultato finale è un capolavoro ammaliante senza confini nè di tempo nè di luogo.