I LOVE THE BLOODY BEETROOTS. Ma non a Sanremo

Per risollevare la dignità di the The Bloody Beetroots che ieri a Sanremo è stata lesa, dopo un’esibizione che non gli ha fatto per niente onore, oggi vorrei parlarvi un po’ di lui, perché mi va di difenderlo. Perché quello che ho visto, e purtroppo sentito, non gli appartiene per niente. Sono altrettanto sicura che chi lo ha sempre seguito e apprezzato, come me, e che ieri ha ascoltato i due brani proposti, non avrà potuto fare a meno di amareggiarsi.

Ho iniziato a leggere delle recensioni dopo lo show di ieri sera per capirci un po’ di più su questa inaspettata collaborazione e quello che mi è saltato subito all’occhio è stato che tutti i titoli delle testate citano “ma chi è The Bloody Beetroots??” “ma chi è l’uomo mascherato insieme a Raphael Gualazzi??” in verità la prima cosa che ho pensato ieri sera dopo l’annuncio del gruppo che suonava è stato “ma chi è Raphael Gualazzi??”, no seriamente… ma chi è??

Per correttezza e giustizia, qualità che amo e che spesso cerco di rispettare, ho cercato informazioni su questo personaggio dal nome altrettanto bizzarro. E cosa scopro? Che Raphael Gualazzi è un cantautore e pianista italiano, che nel 2011 ha vinto la categoria Giovani del Festival di Sanremo con il brano Follia d’amore e, nello stesso anno, si è classificato al secondo posto all’Eurovision Songs Contest.
Ha studiato pianoforte al conservatorio, dove è stato avviato all’apprendimento al classico. Dopodichè estende la sua ricerca musicale anche nel jazz, blues e fusion, collaborando con molti artisti.
Pubblica tre album, si fa un bel po’ di festival come l’Heineken Jammin Festival, il Pistoia Blues Festival, il Giffoni Film Festiva, ci dà dentro anche al Blue Note. Nel frattempo, la sua canzone “Reality and Fantasy” nel remix di Gilles Peterson conquista l’air play di alcuni network francesi e il primo dicembre debutta al Sun Side Club di Parigi. Beh, che dire, il ragazzo non si è risparmiato per niente e ne ha fatte di cose. Chapeau! Questo in breve è tutto ciò che ha fatto il nostro Big di Sanremo 2014 Raphael Gualazzi.

Ma ora parliamo dello “sconosciutissimo” (al pubblico italiano) Sir Bob Cornelius Rifo, in arte The Bloody Beetroots. Italianissimo genio musicista, nato a Bassano del grappa nel ’77 e che ora vive in un posticino chiamato Beverly Hills, sì, quello in California.


Rifo ha ridefinito il panorama dell’elettronica con un progetto di proporzioni enormi che porta avanti dal 2006 tra Bloody Beetroots DJ set, Bloody Beetroots Deathcrew 77 ovvero la sua band electro-punk e il progetto Church of Noise, movimento musical-culturale in collaborazione con Dennis Lyxzen, frontman prima dei Refused e poi The (International) Noise Conspiracy.

Tra il 2006 e il 2009 riesce ad ottenere il sostegno di Ètienne de Crécy, Alex Gopher e dell’etichetta discografica Dim Mak di Steve Aoki, con lui escono i singoli Warp 1.9 e Cornelius. Nel 2008, l’EP Cornelius viene incluso nella lista dei brani più scaricati a livello internazionale.


(clicca sulla foto per vedere il video di Warp 1.9)

Questo disco è stato realizzato come progetto artistico a 360 gradi composto da musica, video e moda. Nel 2008 inizia una breve tournée con Steve Aoki negli Stati Uniti.
I brani di The Bloody Beetroots vengono scelti per i videogiochi come se non ci fosse un domani, sarà che spaccano duro!?!?
Nel 2009 viene pubblicato il primo album intitolato Romborama e vende 2 milioni di copie!!


A seguire nasce il progetto punk hardcore “Rifoki”, una collaborazione tra Bob Rifo e Steve Aoki. Novità, oltre a indossare le maschere nere di Venom -che ormai lo ha reso celebre in tutto il mondo- i musicisti si presentavano sul palco con delle maschere rosse.

Nel frattempo, con la collaborazione di Sixpack France, un’azienda francese di abbigliamento nasce una linea di T-Shirt limited edition. Ovviamente ormai introvabili.

Nel 2010 The Bloody Beetroots DJ Set partecipa ai festival musicali più importanti in circolazione, come Stereosonic Festival e Big Day Out in Australia, Ultra Music Festival di Miami, Coachella, Loollapalooza e molti altri.
Nasce The Bloody Beetroots Live, inserendo un terzo membro nella band che suona la batteria durante i concerti. Giusto per fare un po’ più di “casino” come piace ai suoi fans.
Nel 2011 Rifo prende un nuovo batterista: Jacopo Battaglia, niente di meno dell’ex batterista degli Zu, fusione non poteva essere più azzeccata.

A settembre 2013 The Bloody Beetroots presenta il suo ultimo album Hide, che vede collaborazioni del calibro di Paul McCartney, Peter Frampton e Tommy Lee dei Mötley Crüe.


Beh che dire, di cosucce ne ha fatte anche questo “misterioso” giovane dal volto coperto.

Questi sono i The Bloody Beetroots ed è così che voglio sentirne parlare, abolite le “canzonette”!

L’ultima cosa che voglio aggiungere e che un po’ mi terrorizza è che nella serata si venerdì 21 del Festival di Sanremo, lo stesso Tommy Lee, accompagnerà alla batteria il duo The Bloody Beetroots, Gualazzi, nella serata dedicata alle canzoni che hanno fatto la storia di Sanremo. Il terzetto, Rifo, Gualazzi e Lee porteranno sul palco un’inedita versione di “Nel blu dipinto di blu” e visto ieri sera, tutto quello che posso dire è, che Dio ce la mandi buona!

 

http://www.thebloodybeetrootsofficial.com/

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